La nostra disAvventura
Una giornata spettacolare in Arizona.
Una giornata di deviazione dalla Route 66 alla scoperta del Four Corners Monument e del Canyon de Chelly.
Di ritorno da quest’ultimo, in direzione Gallup, abbiamo pensato di percorrere la Indian Route 7, una strada spettacolare e selvaggia.
Avevamo fatto delle ricerche. Non avevamo trovato molte informazioni, ma da ciò che avevamo letto, ci aspettavamo circa 30 miglia (50 chilometri) di strada sterrata.
Almeno inizialmente sembrava tutto normale, ma, in realtà, questa strada ci ha riservato una “bella” sorpresa.
Il classico imprevisto, sì quello della casella del Monopoli che ti scombina un po’ i piani. Ma anche gli imprevisti fanno parte dei viaggi, no!?
Di tutto ciò che leggerai Alessandro non ricorda nulla, perché ha dormito tutto il tempo… per fortuna!
Dicevamo.
Inizialmente era tutto bello, eravamo in scia a uno school bus, ai lati c’erano diverse case e nulla destava sospetti.
Visti i primi chilometri – ci eravamo ripromessi di fare marcia indietro nel caso la strada si fosse rivelata pericolosa – abbiamo deciso di proseguire lungo la Indian Route.
Man mano che salivamo, le case diminuivano e tutto intorno si faceva sempre più bosco. Tutto era molto bello e sicuramente più affascinante della Interstate fatta all’andata.
A un certo punto la macchina ha iniziato a saltellare, sul manto stradale era spuntata qualche roccia. La strada rimaneva, però, assolutamente percorribile con il nostro Rav4.
Due curvoni dopo è iniziata la disAvventura.
Dallo specchietto retrovisore interno, ho notato dalla faccia di Claudio che qualcosa non andava.
La macchina, infatti, ha iniziato ad andare dove voleva lei.
Eravamo a circa metà strada ed ecco ciò che mai e poi mai ci saremmo aspettati… fango, tanto fango! Arrivato da chissà dove.
Dopo qualche chilometro percorso con estrema cautela e seguendo alla lettera i preziosi consigli di Saetta McQueen – gira a destra per andare a sinistra – abbiamo scorto, in lontananza, una macchina fuori strada.
Davanti a noi un tratto che sembrava una piscina di fango!
Ci siamo fermati per inerzia a lato strada.
Claudio è sceso dall’auto e il fango gli ha coperto i piedi fino alle caviglie.
Io, invece, sono rimasta in macchina con Alessandro che fortunatamente dormiva e non ha respirato minimamente la tensione che stava crescendo.
Dalla parte opposta c’erano due macchine, che poi abbiamo scoperto essere di turisti spagnoli, nella nostra stessa situazione.
Sono stati loro a rassicurarci sul fatto che, superato quel tratto, la strada tornava sterrata e facilmente percorribile.
Dopo diversi tentativi da parte di tutti di tirare fuori la macchina incidentata dal fango, senza successo, Claudio ha deciso di rimettersi in macchina e provare a uscire da lì.
Gli altri erano in gruppo. Noi eravamo soli, stavamo andando incontro alla sera e dovevamo provare a superare quel tratto fangoso.
Insomma in avanti o indietro, in qualche modo dovevamo muoverci.
Mezz’ora per fare circa 20 metri.
Poi, procedendo lentamente e cercando i punti più “asciutti” anche con l’aiuto dei turisti spagnoli, dopo un tempo indefinito, siamo riusciti a superare quel tratto!
Non sappiamo quanto ci abbiamo messo, i minuti sembravano ore.
Man mano che i metri scorrevano il fango si è asciugato, le ruote si sono pulite e Claudio ha ripreso il totale controllo dell’auto.
In tutto ciò, Alessandro si è svegliato nell’esatto momento in cui abbiamo toccato nuovamente l’asfalto e anche un timido arcobaleno è arrivato a sciogliere la tensione.
Ancora oggi quando pensiamo a questo episodio ci poniamo quella stessa domanda “da dove arrivava tutto quel fango?”.
Ripercorreremmo la Indian Route? Un po’ di timore c’è stato, inutile negarlo. Probabilmente se Alessandro fosse stato sveglio, sarebbe stato un vero incubo. Ma con il senno di poi Claudio mi ha rivelato di essersi divertito a guidare in stile Saetta McQueen.
A te la scelta!