Ebbene sì, anche durante il nostro viaggio in Val D’Orcia nell’Agosto 2020 non ci siamo smentiti e abbiamo visitato 4 borghi insoliti incastonati tra Val d’Orcia e Val di Chiana.
Chi ci conosce un pochino sa che siamo sempre alla ricerca di luoghi un po’ fuori dalle rotte turistiche.
Quelli dove siamo i soli turisti e dove le persone ci guardano con un po’ di stupore, ma sempre con un grande sorriso stampato in viso.
Abbiamo così visitato un angolo di Toscana meno conosciuto,dove si trovano splendidi gioielli medioevali incastonati tra le colline come tanti e perfetti pezzi di puzzle, da girare come veri esploratori.
Allora vieni, ti portiamo con noi nel nostro mini tour tra Montisi, Trequanda, Petroio e Castelmuzio e le loro affascinanti storie.
BORGHI INSOLITI IN TOSCANA: IL NOSTRO MINI TOUR
MONTISI
Pufffff… la nostra auto era come se si fosse trasformata in una macchina del tempo e ci avesse portati indietro di qualche secolo!
Siamo atterrati in un piccolo borgo medievale con poche centinaia di abitanti, fiori che decorano balconi e finestre, 4 contrade e le rispettive bandiere che sventolano lungo le stradine strette, rimaste immutate nel corso dei secoli che portano a una Grancia.
Così si è presentato ai nostri occhi Montisi, il primo dei nostri borghi insoliti.
Pochissime persone in giro che ci salutavano sorridenti e noi che sembravamo quasi fuori epoca con telefoni e fotocamere.
Eravamo curiosi di conoscere quel piccolo borgo sospeso nel tempo e ogni singola pietra, ogni singolo dettaglio sembrava iniziare a raccontarci una storia…
La storia di un borgo diviso in 4 Contrade rivali che ogni anno in agosto in occasione della Festa della Madonna delle Nevi, patrona di Montisi, si sfidano durante la Giostra di Simone.
La Giostra rievoca lo scontro tra gli abitanti del borgo e Simone Cacciaconti.
Già, perché Montisi fu possedimento dei Conti della Scialenga, e in particolare del ramo dei Cacciaconti, fin dal XII secolo.
Ma alla fine del XIII secolo, il nobile Simone di Rainuccio Cacciaconti fu cacciato dal suo territorio.
Nonostante questo, egli lasciò tutti i suoi terreni allo Spedale di Santa Maria della Scala, che iniziò ad acquistare possedimenti nel paese e vi realizzò una Grancia, una grande fattoria fortificata con fossati e ponti levatoi posta all’estremità ovest del paese e visibile ancora oggi.

E proprio la Grancia ci ha accolti a Montisi, con il suo piccolo teatro ottocentesco, Teatro della Grancia di Montisi, che con i suoi 52 posti è uno dei teatri più piccoli del mondo!
Le bandiere bianche e nere profilate di rosso ci indicavano che eravamo nella Contrada della Torre.
Ma non vedevamo l’ora di perderci in quel borgo, soprattutto Alessandro affascinato da tutte quelle bandiere sventolanti!
E allora via lungo la via principale, Umberto I, dove ci siamo imbattuti nella Chiesa delle Sante Flora e Lucilla.
Il colore dominante delle bandiere era diventato il verde: eravamo ora nella Contrada della Piazza!
Abbiamo proseguito e incrociato anche la Chiesa della Compagnia del Santissimo Sacramento, chiesa già esistente nel XVI secolo.
Ora sfilavano sugli edifici le bandiere rosse e bianche della Contrada di San Martino finché non abbiamo iniziato a salire, là dove dominava il giallo della Contrada Castello.
Avevamo trovato la Pieve della SS. Annunziata, costruita nel XIII secolo in stile romanico, dietro la quale abbiamo scoperto un bellissimo belvedere dal quale si domina Montisi!
Abbiamo ripreso il cammino lungo una stradina stretta stretta.
Eravamo entrati nel primo nucleo fortificato di Montisi – resti del Cassero e di una casa-torre – che fu costruito sulla sommità di una collina e che corrisponde a quella parte dell’abitato delimitata proprio da quella stretta dal caratteristico tracciato ellittico.
Percorrere quella stradina aveva tutta l’aria di essere una super Avventura!
Esplorato il cuore di Montisi, siamo ritornati verso l’auto che ci avrebbe guidati in direzione Trequanda.
TREQUANDA
Trequanda è un altro borgo medievale situato a pochissimi chilometri da Montisi.
Sembra starsene lì, appollaiato su uno dei poggi della Val di Chiana, tranquillo e avvolto nella meravigliosa campagna toscana.
Questo borgo fu un centro di notevole importanza storica ed economica: all’epoca del Granducato di Toscana – XVI-XIX secolo – Trequanda possedeva una vetreria, una tintoria e delle fornaci.
Qui si lavorava la seta e si cucivano cappelli.
A darci il benvenuto è stato il Castello della famiglia dei Cacciaconti candido e possente, con le sue mura merlate che abbracciano ancora l’intero borgo e la massiccia torre cilindrica.



Parcheggiato proprio nel parcheggio sotto il Castello, ci siamo avviati lungo la Via Cacciaconti.
Un’altra avventura ci attendeva!
Passata la torre, siamo subito sbucati nella piazza principale, Piazza Giuseppe Garibaldi.
Caffè e succo al Bar Caffè La Torre e poi via alla scoperta di questo piccolo gioiellino.
Nella piazza ha subito catturato la nostra attenzione la Chiesa romanica dei Ss. Pietro e Andrea.
“Mamma papà sembra una scacchiera!”
Eh già, Alessandro aveva ragione: risalente al XIV secolo, la facciata della chiesa colpisce per il suo effetto a scacchiera ottenuto alternando blocchi di pietre di tufo e travertino.
Al suo interno si trova un’urna lignea intagliata che conserva le spoglie della Beata Bonizzella Cacciaconti e una Madonna col Bambino di terracotta attribuita allo scultore Andrea Sansovino.
Siamo sinceri, non avevamo una meta precisa e abbiamo fatto la cosa che ci piace più fare in questi piccoli borghi: perderci tra le viuzze e lasciare che fosse il borgo a rivelarsi a noi.
Case di pietra dai classici colori tenui, balconi fioriti e archi ci hanno guidati fino alle antiche porte al Leccio e del Sole.
Tra le vie abbiamo anche scovato il posto preferito di Alessandro, Il Vecchio Forno.
E così abbiamo deciso di comprare qualche pezzo di focaccia, rigorosamente preparata secondo le ricette locali, per merenda.
E quale posto migliore per gustare la merenda se non il piccolo e ben ombreggiato Parco Pubblico con tanto di parco giochi vista Castello?
Cosa chiedere di più!
Un po’ di svago per Alessandro che, a bordo dell’altalena, sembrava decollare e volare sulla torre e poi via verso la prossima meta, Petroio.
PETROIO
Petroio è un borgo molto suggestivo dalla strana forma a cono che, come Trequanda, sorge in cima a un poggio.
I reperti archeologici arrivati a noi e il suo nome ci rivelano la sua origine etrusca.
Non essendoci grande afflusso turistico, siamo riusciti a parcheggiare in pieno centro e siamo, dunque, partiti in esplorazione dalla cima del cono.
Poche persone in giro. Solo noi come turisti.
Subito, abbiamo incontrato la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, molto affascinante nella sua semplicità.
La sommità del borgo è, però, dominata dalla bella torre del Cassero, risalente al XIII secolo.
Foto di rito e abbiamo proseguito lungo la Via Valgelata dove abbiamo incontrato l’antico Palazzo Pretorio, nel quale si trova il Museo della Terracotta.
Sì, perché Petroio è molto noto per la lavorazione della terracotta.



Abbiamo infatti incontrato bellissime opere di terracotta ad abbellire ogni angolo del borgo.
Ci siamo incamminati lungo quell’unica strada che si avvolge intorno al poggio e abbraccia il borgo.
Colori caldi, fiori e sguardi incuriositi di quei pochi abitanti che abbiamo incrociato nella nostra esplorazione ci hanno accompagnati fino alla chiesa romanica di S. Giorgio, la più antica di Petroio.
Poco più avanti una ciminiera ha incuriosito il piccolo di casa. Era la ciminiera di una vecchia fornace!
La Salita Marri ci ha riportati verso la sommità da dove eravamo partiti.
Ora toccava all’ultimo dei borghi insoliti, Castelmuzio.
CASTELMUZIO
Pochi chilometri di strada e abbiamo raggiunto Castelmuzio, piccolo borgo medievale di origine etrusco-romana, che non potevamo certo escludere dal nostro mini tour dei borghi insoliti.
Un castello fortificato con tanto di mura e torre rimasto sospeso nel tempo dove in inverno vivono poche decine di persone.
Una volta giunti a Castelmuzio, siamo entrati all’interno delle mura dalla Porta Nuova.
Non prima di aver promesso ad Alessandro di tornare nel Parco Giochi che aveva addocchiato appena prima della Porta.
Subito ci siamo affacciati sulla piazza principale dove ad attenderci c’era la bella Pieve di Santa Maria Assunta.
Ma la nostra curiosità era rivolta tutta al bagno salotto, che è diventato presto oggetto di una caccia al tesoro.
Si tratta un bagno pubblico realizzato nel cuore del borgo, ma curato nei minimi dettagli come se fosse il bagno di casa con pareti in mosaico e bellissime ceramiche.
È incredibile: non sembra assolutamente un bagno pubblico, si ha proprio la sensazione di essere nel bagno di casa propria.
Il progetto è di Maria Stella, geometra di Castelmuzio, ma rientra in un progetto più ampio, Castelmuzio Borgo Salotto.
Un’associazione che vede uniti imprenditori locali e cittadini per curare il borgo e preservarlo come se fosse un’unica grande casa.
A questo punto, usciti dalla Porta Nuova, abbiamo fatto la dovuta sosta ai Giardini Pier Paolo Rosati.
Il nostro mini tour tra i borghi insoliti ai confini della Val d’Orcia si è concluso qui, all’ombra delle mura, dove Alessandro si è divertito ancora un po’ sui giochini per un po’ di meritato svago!
Ogni promessa è debito.


BAGNI SAN FILIPPO

