Isolino Virginia: alla scoperta del Patrimonio UNESCO del Lago di Varese

Hai mai sentito parlare dell’Isolino Virginia?

Si tratta di una gemma triangolare incastonata nel Lago di Varese.

“Evviva prendiamo la barca!”.

Eh sì, per la gioia di Alessandro, si raggiunge con pochi minuti di traghetto dal Molo di Biandronno, in provincia di Varese.

Siamo arrivati presto per prendere la prima corsa, quella delle 10.00 ed eravamo solo noi e il “Capitano della Barca”. 

Abbiamo potuto, così, godere a pieno del magico silenzio del lago, interrotto solo dal verso di qualche animale o da barche e canoe che ne solcavano le acque.

E poco distante dalla riva eccolo, l’Isolino Virginia.

“Mamma, papà è tutto verde!”

In effetti, all’apparenza sembra un’isola naturale coperta da una fitta vegetazione, in realtà si è formata grazie all’accumularsi di detriti di villaggi palafitticoli.

Appena arrivati sull’Isola siamo stati accolti e poi rincorsi da due oche curiose.

Sì sì, siamo stati rincorsi dalle oche!!!

Inutile dire che il piccolo uomo di casa era in un limbo tra divertimento e paura, ma tutto si è risolto seminandole!

Oggi l’isola è abitata dallo chef/custode dell’Osteria Tana dell’Isolino e da diverse specie di animali selvatici che catalizzano immediatamente l’attenzione dei bambini!

Ma l’Uomo l’ha abitata dal Neolitico Antico (5.200 a.C.) fino alla fine dell’età del Bronzo (900 a.C.).

E per mettersi al riparo dagli innalzamenti del lago, dovette costruirvi palafitte e spesso spostarle da un punto all’altro, in base alle modifiche che subiva l’isola nel tempo.

 

 

Complice la grande palafitta che accoglie l’area didattica, abbiamo spiegato e fatto vedere ad Alessandro cosa sono le palafitte e a cosa servono!

Tutto qui ruota intorno all’elemento Acqua.

Grazie a lei, che per millenni ha sommerso l’isola, sono arrivate inalterate a noi importanti informazioni su come, nel Neolitico, l’uomo coltivasse, allevasse o mangiasse.

La conservazione di alcuni tipi di pietre e quarzi testimoniano anche come questo luogo rientrasse in una rete di scambi economici e culturali.

Insomma stiamo parlando di un vero e proprio museo archeologico a cielo aperto.

Lungo la riva dietro il ristorante, potrai addirittura ammirare un calco di resti lignei neolitici, un ritrovamento che ci offre uno spaccato dell’abitato dell’epoca.

 

 

Ma veniamo al nome.

L’Isolino fu chiamato Virginia in omaggio alla moglie del suo ultimo proprietario, il marchese Andrea Ponti.

 

 

Il Marchese era un famoso industriale dell’Ottocento che effettuò scavi archeologici sull’isola portando alla luce i resti di una civiltà palafitticola. 

Vi fece allestire l’omonimo Museo dove sono conservati una parte dei ritrovamenti.

La restante parte si trova al Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello a Varese. 

Dal 27 Giugno 2011 l’Isolino Virginia rientra tra i “Siti Palafitticoli Preistorici dell’Arco Alpino” Patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Terminato il nostro giretto e fatta merenda su una panchina affacciata sul lago, abbiamo atteso, soddisfatti, il traghetto che ci ha riportati a Biandronno.

 

DOVE MANGIARE

Sull’Isola è presente l’Osteria Tana dell’Isolino. Il menù proposto dallo chef/custode si basa su prodotti del territorio, legati alla caccia e alla pesca.

Attenzione è esclusivamente su prenotazione!

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